Il dolore si presenta molte volte come conseguenza di un trauma o di un infortunio; delle volte esso persiste anche a distanza di mesi, quando ormai i tessuti danneggiati sono già guariti, o addirittura si presenta senza essere preceduto da nessun trauma.
Dalle recenti ricerche sappiamo che il dolore è determinato da diversi fattori, ma sopratutto che non è un buon misuratore della salute dei tessuti, dolore infatti non significa danno, ma è più corretto associare il dolore ad un protettore .
Proviamo ad immaginare Il nostro sistema nervoso come un allarme, esso riceve stimoli continuamente ma non per questo il nostro cervello li segnala come dolorosi, ciò avviene solo se gli stimoli superano una certa soglia che per il nostro cervello è percepita come pericolosa.
Se il nostro sistema nervoso e quindi il nostro allarme è troppo sensibile esso si attiverà anche per degli stimoli minimi che in una situazione di normalità non sarebbero letti come pericolosi.
In questo caso il dolore risulta essere troppo protettivo e quindi non necessario.
Purtroppo, più il nostro sistema nervoso si abitua a produrre dolore più noi ci abituiamo a sentirlo e con il passare del tempo esso diventa persistente, sempre più frustrante e può essere accompagnato da ansia, depressione e disturbi del sonno.
Cosa può portare il nostro sistema nervoso ad avere un allarme così sensibile e generare dolore persistente?
Il dolore è un’esperienza sensoriale ed emotiva ed è generata dal nostro cervello, è interessante sapere che è stato dimostrato come una persona possa percepire dolore anche in assenza di uno stimolo fisico, i pensieri infatti possono generare dolore allo stesso modo di un infortunio e possono contribuire a mantenerlo.
Il modo in cui ci approcciamo ad esso, cambia radicalmente il recupero, se affrontato in modo non adeguato potrebbe facilitare l’instaurarsi di un dolore persistente.
La Psicologia del Dolore
In seguito ad un’esperienza dolorosa o ad un infortunio ci sono due modi per reagire.
- Non accettare il dolore e vederlo come un’esperienza catastrofica che probabilmente peggiorerà e che è sicuramente indice di un danno, questo genererà tensione e ipervigilanza (continuare a pensare al dolore) , che si trasformeranno in paura di muoversi. Tutto ciò porterà alla riduzione dell’attività fisica e lascerà spazio all’ansia e alla depressione. Si entra così in un circolo vizioso di dolore e stress.
- Accettare la presenza di dolore come ad un evento normale nel corso della vita. Riprendere con gradualità le attività rispettando il dolore fino ad arrivare ad una sua normalizzazione ed alla ripresa completa.
"La paura del dolore è in grado di generare più disabilità del dolore stesso"
Come riconoscere se il nostro sistema nervoso è diventato troppo sensibile?
Potresti notare che il dolore si diffonde in un’area non ben circoscritta del corpo, è poco prevedibile non riesci a collegarlo ad un’attività in particolare, esso cambia in base al tuo umore; potresti sentirti strano e avere difficoltà a compiere dei movimenti ed essere più sensibile a diversi stimoli, come ad esempio il freddo.
Il vecchio modo di concepire il dolore basato sul modello biomedico, ovvero: dolore = danno, portava i pazienti a pensare che il proprio dolore fosse inspiegabile o in altri casi dovuto a fenomeni degenerativi delle articolazioni, a qualcosa di fuori posto o che non andasse bene nel proprio corpo: artrosi, discopatie, ernie, posture errate o movimenti sbagliati. Questo portava alla ricerca di una serie innumerevole di cure spesso passive, che a volte sfociavano nel ricorso alla chirurgia, con l’obiettivo di sostituire la parte del corpo “danneggiata”; spesso con scarso risultato.
Ora fortunatamente sappiamo che tutte le cause precedentemente citate sono scarsamente correlate alla presenza di dolore, essendo frequentemente presenti anche in persone completamente asintomatiche. Questo non vuol dire che non siano mai fonte di dolore ma, soprattutto quando si parla di dolore persistente, sono fattori spesso poco correlabili.
Come posso combattere il dolore persistente?
È arrivato il momento di iniziare a riallenare il tuo allarme troppo sensibile (il tuo sistema di controllo del dolore).
Attività Fisica
Uno dei modi per riallenare il nostro sistema del dolore è l’esercizio fisico.
Esso è uno strumento in grado di trattare il dolore, ma è altrettanto importante trovare un’attività che piaccia e questa deve essere svolta in modo regolare.
Quando inizi ad allenarti devi partire con un programma di esercizi che sia ad un livello accettabile; ciò vuol dire che il punto di partenza del programma deve essere adatto, così da non influire in modo negativo sul dolore e sull’ansia. A piccoli passi, nel lungo periodo, avrai come risultato un miglioramento del tuo livello di attività e con questo cambiamento anche la tua percezione del dolore inizierà a diminuire.
L’esercizio infatti è letteralmente in grado di aprire la “farmacia” del nostro cervello; il sistema nervoso centrale è infatti in grado di produrre: dopamina, noradrenalina, serotonina, cortisolo, ossitocina ed endorfine; tutte sostanze in grado di regolare e modulare il dolore così come lo stress.
L’attività fisica è in grado di ridurre le reazioni psicologiche negative quali la catastrofizzazione, la paura del movimento, l’ansia e la depressione. Tutto questo produrrà:
- Inibizione degli impulsi nervosi provenienti dai recettori nocicettivi, dando come risultato la riduzione del dolore.
- Diminuzione dei pensieri negativi nel tuo cervello dando come effetto la desensibilizzazione ovvero la riduzione della sensibilità del sistema nervoso (il tuo allarme iperattivo); e quindi riduzione del dolore.
"45 minuti di esercizio ad alta intensità equivalgono a circa 10mg di morfina somministrata per via endovenosa"
Ricorda, l’esercizio non è una soluzione veloce ma funziona quando è individualizzato, graduale e fatto in modo regolare. Trattare il dolore che dura per molto tempo può richiedere a sua volta molto tempo per ottenere benefici duraturi; quello che è importante sapere è che è possibile combatterlo in modo efficace.
Numerose ricerche dimostrano che l’importanza dell’esercizio fisico non dovrebbe essere messa in discussione; quindi scegliere se far fare esercizio o meno ai pazienti con dolore persistente non è più la domanda da porsi, bisogna invece chiedersi quale sia il programma, l’intensità, la durata e la frequenza migliore per il nostro paziente.
Soffri di dolore persistente e vuoi sapere di più su quale sia il trattamento migliore per la tua condizione? Non perdere altro tempo, non esitare a prenotare la tua prima consulenza telefonica gratuita!
Bibliografia:
Lorås, H., Østerås, B., Torstensen, T., & Østerås, H. (2015). Medical Exercise Therapy for Treating Musculoskeletal Pain: A Narrative Review of Results from Randomized Controlled Trials with a Theoretical Perspective. Physiotherapy Research International, 20(3), 182-190.